venerdì 4 settembre 2015

È viva la lingua o evviva la lingua?

di Agata Fragola

Che poi, dico, che ci avevano da fare di tanto importante ieri gli asini assenti? 
Dove hanno preferito errare disertando l'incontro?

Perché di sicuro hanno 'errato', infatti si sono persi una magnifica serata!

A Barrafranca, seduti in 'esoterico circolo', asini vecchi e nuovi si sono confrontati scambiando opinioni e sentimenti suscitati da un romanzo giallo con la copertina nera.




Sedie in sovrannumero hanno ospitato nuove presenze... (APPROPOSITO:  ci avete fatto caso che una di esse contiene nel cognome, anagrammato, il gene dell'asinitudine? forse un caso non è!).

Comunque, immancabili totem, adagiati sul suolo-cemento, hanno tentato di costruire un percorso semi-serio con la speranza di vivificare la trama di un romanzo che ai più non è piaciuto.

Semplificando: a qualcuno ha suscitato forti dubbi e perplessità, ad altri ha provocato una lenta agonia, chi ha goduto semplicemente della lettura senza porsi troppi dilemmi e chi ha detto che in fondo male-male non era.

C'è stato chi, nel leggerlo, ha contratto una 'congiuntivite da rimando' e chi ne uscito urticato forte!

Per quanto mi riguarda non ricordo tanto spiegamento di forze nel rendere il più possibile articolata la struttura narrativa e ottenere un risultato così piatto.... e poi le citazioni, le autocitazioni, le note a piè di pagina, la sequela infinita di aggettivi, pure in ordine alfabetico... MAROONNA!

Tutti però siamo stati concordi nel dire che cmq è servito per incontrarci, ridere, scambiarci titoli di libri e nomi di autori più autorevoli e soprattutto riflettere sulla lingua. Infatti ci si è chiesti: la lingua deve essere viva, quindi deve aprirsi, contaminarsi, sporcarsi, 'sintonizzarsi' sull'errore come fanno i poeti (vedi poesia di Sanguineti portata a testimonianza da un asino) oppure deve essere rigida, preservata e pura?

A risolvere il dilemma ci pensa il professor Grammaticus di rodariana memoria, e chi come lui crede che l'errore non sta nella persona ma nelle cose!

Allora niente guerra “come sola igiene del mondo” contro gli autori di 'papalate' linguistiche, niente paladini a difesa della purezza della favella primigenia, ma accoglienza e contaminazione creativa.

Evviva la lingua viva!

P.S.
Ora che ci penso mi sorge un dubbio: perché, mi chiedo, in passato, un asino così si è espresso: “...Spero riusciremo a formare un drappello di soldati, pronti a difendere ovunque e comunque la bandiera dell'anti-dittatura dell'ignoranza..” ?!?

Niente niente che anche noi asini ci abbiamo gli scheletri nell'armadio? 
Scheletri armati di crocefisso che escono di notte al grido di 

“Ignoranza esci da questo corpo”?

Perché se così fosse io mi dissocio, entro a far parte dell'Allegra Brigata dei Crusconi, e vi saluto!



Barrafranca, lì 28/08/2015

                                                                                    Con osservanza 
                                                                                Agatarchide di Cnido
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2 commenti:

Salvatore D’Agostino ha detto...

Orazio e Agata,
sto ridendo in ritardo per la 'congiuntivite da rimando', ero troppo distratto dalla nostra dipartita, per capire la vostra straordinaria ironia :-)

Un abbraccio ci vediamo a Natale (faremo una sorta di festa asinina),

Salvatore D'Agostino

Unknown ha detto...

Mi telefona Agata per dirmi che ha trovato L'atlante delle nuvole in libreria.
- Ne prendo due copie?
Due copie, certo.
Seicento pagine non si possono leggere a staffetta, prima l'uno e poi l'altro...
Un libro così è come un circuito elettrico, bisogna leggerlo in parallelo.
Due copie, of course.

La mente adesso corre al profondo Nord.
Per uno nato in Sicilia il nord non evoca Jack London nè le lontane altitudini lapponi. Per noi il Nodd è da sempre Milano.
Voi siete lì.

Il pensiero adesso corre a scoprire la vera natura del Libro.
Un libro non serve a leggere, a capire la realtà, ad ingannare il tempo...
No, questa è roba da dilettanti!
Un libro è come un ponte, una struttura di collegamento, un passaggio.
Con questo in mano, le distanze diventano soltano geografiche e non esistenziali,
la sua natura è in grado di colmare quello che la burocrazia ha ordinato e che il Provveditorato ha provveduto senza vedere.

Un libro è festa, un rito di passaggio ritmato dalle stagioni...

Le nuvole vanno e vengono mentre il destino disegna coordinate sconosciute,
a noi spetta il compito di decifrarle.
Sapienza, speranza, nascosto artificio.

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