venerdì 17 maggio 2013

Il frammento è il discorso

di Rosa Salamone

Ciò che resta del libro "Quando Teresa si arrabbiò con Dio" di Alejandro Jodorowsky: l'impossibilità di un discorso unitario sul libro stesso, di un discorso che lo cinga in un solo abbraccio. Procedo, quindi, per frammenti, ossia pezzi rotti/conservati/fragili. Il frammento, cito e altero il Roland Bathes di Frammenti di un discorso amoroso, non dà la felicità, ma è abitabile, un tetto precario e breve, illusorio riparo.

Fragmentum 1: L'ira matriarcale 
"Ti maledico, ti nego, ti condanno al tedio! Resta pure nella tua Eternità, fa’ e disfa universi, parla e tuona, io non ti ascolto più. È definitivo e per sempre: fuori da casa mia, meriti solo il mio disprezzo!" 
A parlare è Teresa, nonna paterna di Jodorowsky, che maledice Dio perché gli ha ucciso il figlio Giuseppe in un'alluvione. La sua è la rabbia di una madre che crede in un dio di carne e sangue, ma anche di un intero popolo, quello ebreo, che ha un rapporto diretto con la divinità e, solo chi ha questo tipo di rapporto, può arrabbiarsi con Dio come con un amico. Da questa rabbia, feroce e carnale, che a tratti si fa rifiuto delle origini ebree, ha inizio il viaggio della famiglia Jodorowsky, dall'Ucraina al Cile. 

Fragmentum 2: La fedeltà patriarcale
Teresa lo baciò in fronte. Mio nonno sorrise di nuovo e cominciò a morire. Il Rabbi, inquieto, lo chiamò: "Aspetta! Resisti ancora un po’! Tu vuoi andartene ma io voglio restare. Il nulla eterno non mi si confà. Tramandami!" "Tramandarti?" 
"Sì, proprio così. Io sono il tuo miglior lascito: la tradizione. Dammi a uno dei tuoi figli."
"Quale?" 
"Per come son messe le cose direi che le tue figlie non saranno mai madri e che Beniamino morirà casto. L’unico che a sua volta potrebbe tramandarmi a un figlio è Giacomo." 
Alessandro, nonno paterno di Jodorowsky, sta per morire. Nella sua vita, è stato di tutto: addetto agli escrementi tra i gojim, nei cinque anni di servizio militare; "calzaturologo", ossia calzolaio che lascia stabilire il prezzo al compratore; pellegrino per l'Argentina alla ricerca del libro sacro degli ebrei, la Torah; ma è stato soprattutto colui che ha mantenuto costante e ferma la fede nella tradizione, attraverso un dialogo continuo con la tradizione stessa che, lo scrittore Jodorowsky, rappresenta sotto forma di spirito, il Rabbi, posseduto e fisicamente tramandato da padre in figlio: da Alessandro a Giacomo, per arrivare infine ad Alejandro, scrittore, personaggio e deus ex machina del libro, al punto da determinare, prima della propria nascita, l'incontro dei suoi futuri genitori .

Fragmentum 3: Il surrealismo magico
"Amico, non pensiamo alla carne ma allo spirito. Uniamo le voci, lasciamo che le nostre frasi si accarezzino fino a quando siano colme di parole in fiamme. Siamo l’uno per l’altro lo specchio perfetto di…”. L’Uccellino Baquedano, assordato, lo interruppe lasciando briglia sciolta ai suoi desideri repressi per tanto tempo. Rigirò mio zio e goffamente, non avendo alcuna esperienza, lo penetrò col suo sesso dilatato, sul punto di scoppiare. Quel rude contatto mozzò il respiro al poeta, gli offuscò lo scilinguagnolo e lo fece boccheggiare come un pesce fuori dell’acqua… Gli rimase un residuo di lirismo per paragonarsi a una galassia piumata e poi si diede all'energia del suo amico mutato in belva… lo ricevette fino in fondo… volò sopra un oceano dorato…attraversò foreste d’alberi pietrificati che, fra tonanti scricchiolii, andavano producendo rami verdi… salì fino a uno spazio tempestato di stelle lontane… salì, salì, salì… e d’un tratto cadde, vertiginosamente, attraverso atmosfere sempre più dense, sulfuree, fradice, per incarnarsi di nuovo… Il godimento bestiale, fino allora sempre respinto, gli invase la carne come un’onda di marea, restituendo la vita a ciò che pareva morto: recuperò l’olfatto. Lo aggredì il fetore abominevole del suo amante… atroce… nauseabondo… Senza rendersi conto di quel cambiamento, l’Uccellino Baquedano galoppava con tremendo vigore, lanciandogli sputacchi non propriamente profumati sulla nuca… Il poeta trattenne qualche conato di vomito, poi gli fece male lo stomaco, e infine, con rapidità vertiginosa, gli venne la più immensa delle diarree".
Il libro di Jodorowsky viene, di solito, associato al realismo magico degli scrittori latino-americani, uno su tutti, Gabriel Garcia Marquez. In realtà, con Jodorowsky siamo al di là del territorio del realismo, siamo nel surrealismo per l'importanza che lui dà al sogno e all'inconscio:
"Comunque la realtà è la trasformazione progressiva dei sogni, non c’è altro mondo se non quello onirico".
Lo schizzo di diarrea di Beniamino, la vagina fumante di Fanny, Sara che nutre Giacomo con il suo sangue mestruale, il sangue versato dal colonnello Falcon che si trasforma in una melodia di cinque righe, queste ed altre immagini nauseanti, oniriche, iperboliche, erotiche al limite della pornografia, attraversano il libro e sembrano gratuite, ma non lo sono. Per capirne l'origine, basta leggere un altro libro di Jodorowsky, Corso accelerato di creatività, in cui, la faccio breve, si dice che l'immaginazione è fondamentale, per svilupparla è necessario essere amorali perché la morale incatena l'immaginario:


"Siamo un corpo che espelle materia in decomposizione. L'orina, la saliva, lo sperma, il mestruo... Stiamo parlando soltanto del corpo. Una persona che ha guardiani radicati nelle proprie escrezioni non può essere creativa. (...) Nella creatività psicomagica, a volte, quando le persone sono bloccate, consiglio loro di dipingere un quadro con i propri escrementi".

 Un gesto di liberazione dell'immaginazione al limite della provocazione che Jodorowsky attua nel suo libro e che, in pittura, è stato messo in atto da Martin von Ostrowski, artista tedesco che, ai colori, ha sostituito i propri escrementi, come nel caso del ritratto di Hitler, o il proprio sperma.

Fragmentum 4: Il paradiso operaio
"C’è un terzo candidato, che pochi vedono, che non ha possibilità di essere eletto perché predica fuori del circo, cioè stando in carcere, e che propone una verità impossibile, Luis Emilio Recabarren. Invece di sbraitare per ottenere piccole vittorie, come una scimmia dello zoo che esige di essere trattata bene dal guardiano, ancora qualche nocciolina, ma che non pensa a distruggere la gabbia, lui vuole tutto: abolire le frontiere, fare del pianeta una sola patria, dichiarare guerra alla guerra, espropriare la terra per distribuirla ai contadini, eliminare la proprietà privata, demolire il sistema capitalista, dare la sovranità al popolo, accrescere l’educazione politica… In sintesi, ripetere la rivoluzione russa… Quest’uomo soffrirà molto, non ha capitali che lo sostengano, va contro il potere, e il popolo immaturo preferisce ascoltare le parole ‘luminose’ di Alessandri, accontentandosi di promesse. Pur essendo un guerriero quasi santo, manca di originalità: come un Don Chisciotte che tenta di seguire le orme di Amadigi di Gaula, lui si fa leader imitando Lenin. Il fatto è che i cileni, aristocrazia e popolo, essendo stati dominati per tanti secoli dagli stranieri, hanno perso l’identità. Sono i forestieri a indicare loro ciò che devono desiderare. Nessuna classe di questa società ha ambizioni proprie. Tutto si fa per imitazione. I capitalisti copiano l’Europa e gli Stati Uniti, i lavoratori imitano i bolscevichi. Troppi miraggi, Giacomo. Queste aspirazioni importate li condurranno al fallimento e alla violenza. Recabarren, non essendo capace di inventare una sua strada, un giorno sarà vittima del suo ideale".
C'è qui la classe operaia cilena, una massa informe senza un diritto né una voce, sfruttata e ignorata, nonostante la forza d'idee di alcuni uomini come Luis Emilio Recabarren, politico cileno del ventesimo secolo, realmente esistito, considerato il padre del movimento operaio rivoluzionario del Cile,  morto suicida. Di quest'uomo, direttamente e indirettamente, ci viene raccontatala parabola: da uomo onesto che "lotta perché la giustizia regni in questo mondo ingiusto" a uomo che "un giorno sarà vittima del suo ideale" e, deluso, si toglierà la vita. La parabola toccante, perché verosimile, di un uomo politico onesto e puro e fragile.


Fragmentum 5: Il passato è un'invenzione

Rincorre il passo dei propri antenati, Jodorowsky, sia paterni che materni, in un viaggio che va ora dall'Ucraina al Cile, ora dalla Lituania a Buenos Aires,  viaggio inverosimile perché la gran parte delle vicende narrate sono frutto della fantasia:
"Tratta i tuoi antenati come se fossero scrigni e di giorno in giorno deposita in essi il tesoro della tua fervida immaginazione".
Questa fantasia, però, entra in gioco non per stupire, ma per liberare, liberare il presente dall'ingombro soffocante del passato che spesso ci condiziona  negativamente. Non è un caso che Jodorowsky, nel suo eclettismo, sia il fondatore della psicogenealogia, una corrente terapeutica per la quale è centrale l'influenza delle esperienze affettive, emotive e sociali degli antenati sulla formazione della personalità dell'individuo. Scrive Jodorowsky:
"Tutti siamo marcati, per non dire contaminati, dall'universo psicomentale dei nostri antenati. Così, molti individui fanno propria una personalità che non è la loro, ma che proviene da uno o più membri della loro cerchia affettiva. Nascere in una famiglia è, diciamo, essere posseduto; questo possesso si trasmette di generazione in generazione: la persona stregata si converte in stregone, proiettando sui suoi figli ciò che prima era stato proiettato su di lei … a meno che non si acquisti coscienza della situazione e si rompa il circolo vizioso".
Il libro, in questo caso, quindi la narrazione, si fa atto simbolico che spezza il circolo vizioso dell'universo psicomentale degli antenati, visti non più e non solo come un limite, una trappola, ma anche come un tesoro: 
"Il nostro albero genealogico da un lato è la trappola che limita i nostri pensieri, emozioni, desideri e vita materiale … e dall'altro è il tesoro che racchiude la maggior parte dei nostri valori. Oltre a essere un romanzo, questo libro è un lavoro che, se riuscito, aspira a servire da esempio affinché ogni lettore possa seguirlo trasformando attraverso il perdono la propria memoria familiare in leggenda eroica".
Ecco il fascino del libro di Jodorowsky: l'aver messo in scena e su carta i propri antenati, spinto dalla necessità di pacificare le proprie radici, anche reinventandole, per sciogliere quei nodi che non nascono con noi, ma, ereditandoli, ci precedono. 

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4 commenti:

Salvatore D'Agostino ha detto...

Fragmentum 6: Sinossi estrema
"Quando Teresa si arrabbiò con Dio" racconta la storia di Alejandro Jodorowsky nato in Germania nel 1378 (13x6=78 il numero delle carte dei tarocchi) che cerca un corpo dove reincarnarsi dopo aver sbagliato per la prima volta - in un attimo di distrazione - reincarnandosi nell’ebreo Isaac Abravanel a Lisbona nel 1415.
Alla fine della sua ricerca sceglierà come padre Giacomo Jodorowsky per l’energia colossale che lo abitava e come madre Sarà Felicità Prullansky per la sua purezza nell’amore.

Jean Cocteau dice: «Un uccello canta meglio sul proprio albero genealogico».

Salvatore D'Agostino ha detto...

Fragmentum 7: Realtà

«Scendi nel mondo reale, artista! Siamo in pieno millenovecentododici, l’Era Industriale! La clientela non vuole più prodotti fatti a mano. La macchina è il presente e il futuro… Apri gli occhi, non sei più nel tuo villaggio! Vivi in una grande capitale! Qui nessuno vuol essere santo, e non c’è altro Dio che il denaro!»
Strilla il Camuso Eremberg ad Alessandro Jodorowsky “Sveglia! ‘La realtà’ è l’era industriale.”

La stessa realtà che mise in crisi il maestro di Vigevano costretto a evadere attraverso un surrogato di sogni, mentre veniva travolto dal sogno della moglie: 'industriale di scarpe'.

La stessa realtà che vede la distruzione di Macondo la città ideale dei Buendìa per mano di scaltri bananieri: «"Guardate un po' in che fottitura ci siamo cacciati," usava dire allora il colonnello Aureliano Buendìa, "solo per aver invitato un gringo a mangiare banane."»

La stessa realtà che rifiuta di vivere l’adolescente newyorchese James Sveck alla ricerca di comprare una casa nel Midwest dove coltivare in pace le sue attività preferite: la lettura e la solitudine.

«Non è follia esigere che cessino le guerre e lo sfruttamento dell’uomo. Sono coloro che negano questo a vivere fuori della realtà, impadronendosi del potere, massacrando innocenti per conservarlo, arraffando le ricchezze della terra esasperando il consumo, affamando i lavoratori.»
Confessa Recabarren a Teresa dopo aver visto la decadenza del sogno comunista in Russia.

Salvatore D'Agostino ha detto...

Fragmentum 8: Paese-isola

«Era stato per colpa di quell'atmosfera di inquietudine, in un paese-isola che non si era mai preoccupato di ciò che accadeva al di là delle sue frontiere, che i diavoli si erano scatenati?»

«“Fratelli, io non sono un lupo e questo non è un pollaio! Ascoltatemi, vi prego!…
Anch'io ho cercato di essere santo, ma isolandosi non si ottiene alcuna santità.
Col naso infilato nella Torah potrete vedere solo voi stessi, separati come siete dal
mondo da quel testo ‘sacro’».

Questi due brani ci rimandano ai temi del ‘ familismo amorale” di Edward C. Banfield, dell' Ideale dell'Ostrica di Giovanni Verga e del concetto di ‘Sicilitudine’ di Leonardo Sciascia.

Leo Longanesi nel 1945 in Parliamo dell'elefante scriveva:
«La nostra bandiera nazionale dovrebbe recare una grande scritta: Ho famiglia.»

Il paese-isola è ciò che l’isola degli asini contrasta. Non credi?

Salvatore D'Agostino ha detto...

Corollario al Fragmentum 5: Il passato è un'invenzione

Per Jodorowsky il passato si può cambiare il futuro no. In pratica inverte la concezione del tempo.

PASSATO: «Sì, figlia mia, il passato non è fisso e inalterabile. Con fede e volontà lo possiamo cambiare, non cancellando l’oscurità, ma aggiungendo luce, per abbellirlo sempre più, come chi taglia un diamante.”»

FUTURO: «Dopo tanti anni di studio delle carte le era facile vedere quando e come il cliente sarebbe morto. Ma nascose questa facoltà. Era doloroso e inutile conoscere il futuro, perché non si poteva fare nulla per cambiarlo…»

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